Cina, allarga il lockdown per fermare la diffusione del Covid-19

Esattamente dopo 2 anni di pandemia inizia la corsa cinese per fermare la diffusione
del Covid-19.

Secondo le fonti in Cina stanno aumentando i casi, con le autorità che hanno ordinato
l’introduzione di più lockdown e restrizioni in gran parte del Paese.

Tutti i 24 milioni di residenti della provincia nord-orientale di Jilin,
che confina con la Russia e la Corea del Nord, sono costretti a rimanere
a casa da ieri. E’ la prima volta da quando il Covid-19 è stato rilevato
due anni fa a Wuhan che tali restrizioni sono imposte a un’intera
provincia. La città di Shenzhen ha iniziato un lockdown di una settimana
ieri, interrompendo i trasporti pubblici, le attività commerciali e
l’istruzione in presenza, mentre le aziende di Shanghai avevano iniziato
a chiudere già durante il fine settimana.

Il fatto che le autorità riescano a porre fine rapidamente all’epidemia
non solo sarò un test per le strategie pandemiche cinesi contro la
variante Omicron ma avrà anche importanti implicazioni per il resto del
mondo. Le attuali restrizioni cinesi hanno già interrotto le catene di
approvvigionamento globali, bloccando gli stabilimenti Foxconn
Technology Group a Shenzhen che producono dispositivi per Apple.

Foxconn, che produce alcuni iPhone, iPad e computer a Shenzhen, ha
affermato che sposterà il lavoro negli stabilimenti nelle aree non
interessate della Cina per proseguire la produzione. Il porto Yantian di
Shenzhen, uno dei terminal per container più trafficati del mondo, è
rimasto operativo, anche se una società ha affermato che la chiusura
degli stabilimenti e i blocchi stradali tra i magazzini e il porto
potrebbero portare a un drastico calo delle spedizioni.

Pechino si è attenuta a una strategia “zero Covid” che ha implementato
subito dopo il primo focolaio, facendo affidamento su severi controlli
alle frontiere e rapidi lockdown e test ogni volta che si verifica una
riacutizzazione. Di conseguenza, gran parte del Paese ha subito
interruzioni relativamente limitate alla vita quotidiana durante la
pandemia.

L’ultima ondata di infezioni in Cina arriva nel mezzo di un focolaio di
Covid-19 a Hong Kong. La città è stata criticata per non aver agito più
rapidamente per contenere il virus e dalla fine di dicembre ha
registrato oltre 700.000 casi e il tasso di mortalità più alto al mondo,
principalmente a causa di un gruppo di residenti anziani non vaccinati.
Più del 90% delle persone morte a Hong Kong non erano vaccinate, hanno
affermato i funzionari sanitari e la maggioranza aveva più di 65 anni.
Sebbene quasi il 90% della popolazione cinese sia completamente
vaccinata, appena la metà dei 35,8 milioni di persone di età superiore
agli 80 anni lo è, secondo i dati ufficiali.

“Questa ondata della variante Omicron BA.2 è molto veloce”, ha affermato
Zhang Wenhong, direttore del National Infectious Disease Medical Center,
riferendosi alla sottovariante che sta guidando l’epidemia in Cina.
Pechino sta affrontando il suo periodo più difficile dall’inizio della
pandemia due anni fa. BA.2 è più contagioso della sottovariante BA.1,
che ha dato il via all’ondata di Omicron in Sudafrica a novembre 2021.

Shenzhen ieri ha detto che le attività non essenziali dovranno restare
chiuse fino al 20 marzo e ha annunciato tre round di test per tutti i
residenti. La mossa è arrivata dopo che sono stati rilevati 86 casi in
un giorno, una cifra che potrebbe sembrare bassa rispetto ai focolai al
di fuori della Cina ma rappresenta un record per la città cinese. I
servizi essenziali includono supermercati e farmacie, società di acqua,
gas, servizi igienici e comunicazioni e fornitori di beni essenziali
alla vicina Hong Kong, secondo il Governo della città. I ristoranti
potranno fornire solo servizi di asporto e consegna a domicilio.

Nell’ultima settimana sono stati registrati casi trasmessi a livello
locale in 26 province della Cina. Degli oltre 3.000 nuovi casi di
sabato, più di due terzi provenivano dalla provincia di Jilin. A
mezzogiorno di ieri i casi positivi nella provincia erano 3.868 in
attesa di ulteriori conferme. Un funzionario di un’università di Jilin è
stato licenziato dopo che un focolaio in una residenza studentesca è
stato collegato a centinaia di casi locali, mentre il capoluogo di
provincia di Changchun è in lockdown da venerdì, con solo una persona
per nucleo familiare che ha il permesso di uscire a giorno alterni per
acquistare prodotti essenziali. I viaggi all’interno o all’esterno della
provincia sono stati vietati, si legge in un avviso pubblicato
sull’account Weibo della provincia di Jilin.

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